Sete di pace coniugata con le grandi sfide, che impediscono o minacciano oggi la pacifica convivenza tra Paesi, popoli, religioni. Un programma fittissimo di dialoghi su cristiani, ebrei, musulmani, religioni asiatiche, culture a confronto, in Asia, Africa, Europa, su ecumenismo, e poi sul terrorismo che nega Dio, ed ancora i grandi temi economici, sociali, ambientali, disuguaglianze, povertà, migranti, rifugiati, anche due focus sulla guerra in Iraq e sulla Tunisia a 5 anni dalla "Rivoluzione dei Gelsomini", e sul ruolo dei media nelle guerre. E, grande è l’attesa per l’arrivo di Papa Francesco. Mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi:
R. - È la terza volta che accogliamo Papa Francesco: naturalmente siamo molto grati. Oggi lo accogliamo con una speranza ulteriore, perché lo spazio e l’orizzonte si allargano in un mondo che è diventato sempre più globalizzato, ma anche sempre più attraversato da tanti dialettiche e spinte che fanno temere per il nostro futuro. Davvero quest’esperienza di unità, che il Papa sigilla con la sua autorevolezza, ci può dare un cammino di speranza.
Ma quale bilancio del cammino di pace in 30 anni? Non bisogna dimenticare i passi avanti. Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi:
R. – Noi portiamo nel cuore quello che è accaduto negli anni precedenti. Nel 1986, Guerra Fredda: il Papa sceglie Assisi e dopo alcuni anni c’è la Caduta del Muro di Berlino, l’emblema della Guerra Fredda. Nel 1993, la guerra in Bosnia ed Erzegovina: il Papa di nuovo ad Assisi, all’ombra di San Francesco, con San Francesco e da lì a poco avremo i Trattati di Dayton. Ancora nel 2002, dopo l’attentato alle Twin Towers, una corale preghiera di tutte le fedi religiose ad Assisi a pochi mesi dall’11 settembre e dopo alcuni anni la caduta di Al Qaeda, del terrorismo di Al Jazeera. Ora, noi abbiamo di fronte una nuova sfida: la sfida del terrorismo – dell’Is – e Assisi è la risposta al terrore. Queste edizioni precedenti ci dicono che la forza debole della preghiera, come l’ha chiamata il cardinale Parolin, è la risposta più imponente, più importante, alla risposta prepotente delle armi.
Si tratta, dunque, di accettare con coraggio le nuove sfide. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:
R. - Più che il mondo è peggiorato, il mondo vive nuove sfide, perché siamo entrati nel tempo della globalizzazione, che ci fa vivere insieme, e del terrorismo che invece ci vuole dividere. E allora saremo ad Assisi proprio per dire, cercare questa unità contro chi ci vuole dividere.