Secondo giorno di belligeranza nell’attacco sferrato a Mosul dall’esercito iracheno, supportato dai miliziani peshmerga curdi, con la copertura area della coalizione internazionale, a guida statunitense. 12 i villaggi finora riconquistati da Baghdad a sud della città e 9 liberati ad est dai guerriglieri curdi. Al momento sembra essere rallentata l’offensiva contro i jihadisti dell’Is. Una volta tanto sono d’accordo, Usa e Russia. “Sarà una lotta difficile”, avverte Obama. “Non sarà facile” gli fa eco il ministro degli Esteri russo Lavrov, interrogandosi, riguardo per la futura stabilità dell’area, quali forze occuperanno Mosul. Mentre il primo ministro iracheno chiede alla Turchia di ritirare le truppe schierate a nord est di Mosul, perché “l’Iraq – ricorda- non è assoggettata ad Ankara”. Ankara, che in accordo con la coalizione, partecipa ai bombardamenti su Mosul. E, cresce il timore per i civili. Amnesty International ha chiesto che Baghdad impedisca il ripetersi di “spaventosi abusi” già commessi in passato contro la popolazione sunnita da parte di milizie sciite alleate del governo. In risposta il presidente iracheno Fuad Masum si è appellato a supportare gli sfollati. Ma la situazione dei centri destinati ad accoglierli è satura e precaria. Particolare preoccupazione desta la sorte dei minori, oltre mezzo milione in balia della battaglia.