Sottolinea Francesco i passi intrapresi insieme, cattolici e copti, “lungo il cammino di riconciliazione e amicizia”, “dopo secoli di silenzio, incomprensione persino ostilità”, sempre più dialogando e cooperando “nel proclamare il Vangelo e servire l’umanità”. Ricorda con piacere l’ultimo incontro avuto con Tawadros a Roma nel maggio 2013 e la generosa ospitalità offerta del Patriarcato della Sede di San Marco, durante la 13.ma riunione della Commissione internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiese orientali ortodosse, svoltasi al Cario nel gennaio-febbraio scorso.
“In questo rinnovato spirito di amicizia – scrive il Papa – il Signore ci aiuti a vedere che il legame che ci unisce è nato dalla stessa chiamata e missione che abbiamo ricevuto dal Padre nel giorno del nostro Battesimo". Anche se – osserva Francesco – aspettiamo ancora il giorno in cui ci riuniremo allo stesso tavolo eucaristico, siamo già capaci ora di mostrare la comunione che ci unisce. “Di fronte alle molte sfide contemporanee, copti e cattolici – sottolinea Francesco – sono chiamati a offrire risposte comuni fondate sul Vangelo”, consapevoli che “ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”. Il pensiero del Papa corre poi alla comunità cristiane in Egitto e Medio Oriente, dove “molti stanno sperimentando gravi disagi e situazione tragiche” e specialmente in Iraq e Siria, i fratelli e le sorelle cristiani e le comunità di altre religioni si trovano ad affrontare prove quotidiane. Auspica Francesco che la comunità internazionale possa rispondere “saggiamente e giustamente a tale violenza senza precedenti”.