Oggi, Giornata internazionale contro gli esperimenti nucleari: da oltre 20 anni aspetta di entrare in vigore il Trattato CTBT che li vieta. Appello del segretario generale delle Nazioni Unite agli Stati che non hanno ancora firmato e ratificato l’accordo.
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Di fatto i test atomici sotterranei, subacquei o in atmosfera sono cessati dopo l’adozione nel 1996 del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), a parte quelli condotti dal Pakistan nel 1998 e dalla Corea del Nord dal 2006 al 2017, che ne ha fatto uso di propaganda pubblica per affermarsi sulla scena internazionale. Ma questo non rassicura perchè il CTBT non è ancora entrato in vigore.
Manca l'adesione al Trattato di otto Paesi
Lo hanno, infatti, firmato ad oggi 184 Paesi e ratificato 168, ma per renderlo operativo - come previsto - manca l’adesione piena di otto degli Stati, tra cui le maggiori potenze nucleari o ritenute tali. India, Pakistan e Corea del Nord non lo hanno firmato. Cina, Egitto, Iran, Israele e Stati Uniti non lo hanno ratificato. All’appello, sul totale dei 196 Paesi membri dell’Onu, mancano inoltre la firma di Arabia Saudita, Somalia, Sud Sudan, Siria, Tonga, Bhutan, Cuba, Dominica e Mauritius e la ratifica di Comoros, Guinea equatoriale, Gambia, Nepal, Papua Nuova Guinea, Sao Tomé e Principe, Isole Salomone, Sry Lanka, Timor Est, Tuvalu, Yemen.
L’eredità distruttiva dei test nucleari
A questi Paesi ‘assenti’ si rivolge direttamente il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che in un Messaggio scrive: “L’eredità dei test nucleari non è altro che distruzione” e questo Trattato “è fondamentale perché non ci siano più vittime” ed “è essenziale per far progredire il disarmo nucleare”, “in un mondo di crescenti tensioni e divisioni, dove la nostra sicurezza collettiva dipende da questo”.
Cresce la coscienza della pubblica opinione
A convincere questi Stati non è bastata l’istituzione della Giornata internazionale contro gli esperimenti atomici, celebrata per la prima volta nel 2010, che ha fatto crescere nelle opinioni pubbliche la coscienza del necessario disarmo nucleare. La data della ricorrenza, scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite su proposta del Kazakistan, segna la chiusura il 29 agosto del 1991 del sito di sperimentazione nucleare di Semipalatinsk, che ha ospitato 450 test operati dall’Urss, secondo solo al Nevada test side, che ne ha ospitati oltre 900 operati dagli Usa.
La nefasta serie di esperimenti atomici dal 1945 al 2017
Il Trattato CTBT è stato infatti concepito per porre fine ad una lunga nefasta serie di test sulle armi nucleari, oltre 2000 quelli registrati dal primo condotto dagli Stati Uniti il 16 luglio del 1945, nel New Mexico, a poco meno di un mese dal lancio delle due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, il 6 e 9 agosto. Da allora gli Usa hanno condotto 1054 test (1945-1992), l’Urss 715 test (1949-1990), il Regno Unito 45 test (1952-1996), la Francia 210 test (1960-1996), la Cina 45 test (1964-1996), l’India 6 test (1974-1998), Pakistan 4 test (1998), Corea del Nord 6 test (2006-2017).
Continua l’ammodernamento delle armi nucleari
Da ricordare che nell’agosto del 1963 Stati Uniti, Regno Unito e Urss firmarono a Mosca, e ratificarono in ottobre, il Trattato di messa al bando parziale degli esperimenti nucleari (LTBT), che vietò i test atomici in atmosfera, negli spazi cosmici e subacquei, lasciando la possibilità di effettuare quelli sotterranei. Ma questo non impedì l’avanzare della proliferazione nucleare, lo sviluppo e l’ammodernamento degli impianti. Un anno dopo è infatti la Cina ad effettuare il suo primo test, seguita 10 anni dopo dall’India e poi dal Pakistan nel 1998.
Test equivalenti a 35 mila bombe di Hiroshima
Una sessantina i siti delle esplosioni nucleari, oltre ai già citati Semipalatinsk e Nevada, in massima parte gli atolli del Pacifico scelti da Stati Uniti, Regno Unito e Francia che ha utilizzato anche il deserto del Sahara, e poi l’Oceano artico scelto dall’Urss e il lago salato di Lop Nur scelto forse dalla Cina. In alcuni casi i luoghi prescelti erano disabitati, in altri i test sono stati effettuati in prossimità di zone abitate. Le esplosioni avrebbero disperso nell'ambiente – secondo stime di Greenpeace - circa 3.800 chili di plutonio e 4.200 chili di uranio, vale a dire l’equivalente di 35 mila bombe di Hiroshima. Impossibile valutare la gravità delle ricadute negative sulla salute delle persone e dell’ambiente.
14 mila testate aspettano di essere dismesse
L’Onu ribadisce oggi la sua speranza che “un giorno tutte le armi nucleari saranno eliminate”, mentre segna il passo il processo di disarmo previsto dal Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), già adottato nel 1968. CCBT e TNP devono allora procedere affiancati per vincere questa battaglia. “Oltre 14 mila testate nucleari di cui 3750 operative - ammonisce Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Iriad-Archivio Disarmo – stanno lì a minacciare l’umanità della distruzione totale, dato che esse sono destinate a colpire prevalentemente grossi obiettivi, in primis le città, cioè i civili”. “Da anni – aggiunge Simoncelli – le due maggiori superpotenze nucleari, Usa e Russia, non tengono più colloqui e incontri su questo tema” e “la modernizzazione delle bombe nucleari B61-12 statunitensi, posizionate in Europa e collocate a breve sugli F35, è un altro passo non verso la distensione ma verso una prova di forza sul territorio europeo”.
Appello dell’Onu al bando totale
L’Onu, nel richiamare la pace e la sicurezza, rimanda al prossimo 26 settembre, Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, istituita nel 2014, per rafforzare la volontà di tutti a vivere in un mondo libero dalla minaccia atomica.
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