Intorno alle 9 il suo arrivo ad Amatrice, per una visita il più possibile riservata, come aveva anticipato il Papa alla stampa qualche giorno fa. Accompagnato dal vescovo di Rieti Domenico Pompili, subito l’incontro con gli scolari e gli insegnanti nella scuola provvisoria, poi l’abbraccio affettuoso della gente. “Che la Madonna vi custodisca in questo momento di tristezza e dolore e di prova”. Francesco ha spiegato il suo dispiacere per non essere venuto prima, perché non era opportuno ha spiegato:
"Ho pensato bene nei primi giorni di questi tanti dolori che la mia visita, forse, era più un ingombro che un aiuto, che un saluto, e non volevo dare fastidio e per questo ho lasciato passare un pochettino di tempo affinché si sistemassero alcune cose, come la scuola. Ma dal primo momento ho sentito che dovevo venire da voi! Semplicemente per dire che vi sono vicino, che vi sono vicino, niente di più, e che prego, prego per voi!”
Prima di raggiungere le altre località colpite dal sisma, la tappa a Rieti nella residenza sanitaria San Raffaele Borbona, dove uno per uno ha salutato i molti anziani terremotati e con loro ha pranzato. Quindi l’arrivo ad Accumoli, poi a Pescara e ad Arquata del Tronto. Parole sempre semplici, dirette, accorate di vicinanza e speranza, rivolte anche alle autorità, ai vigili del fuoco, al personale della protezione civile, ai volontari. E ancora la preghiera silenziosa di Francesco davanti ai massi del campanile crollato della chiesa di San Pellegrino di Norcia, dove la tendopoli è stata già smantellata. Poi con il vescovo Renato Boccardo, nella piccola piazza attigua, dove lo aspettavano alcuni bambini e i loro parenti. “Vi sono vicino, seguo le vostre vicende, prego per voi”, li ha rassicurati il Papa, poi la recita insieme dell’Ave Maria. E, sulla via del ritorno una sosta fuori programma con alcune, suore benedettine del Monastero di Sant’Antonio, incrociate lungo la strada. “Pregate per me”, ha detto loro Francesco, che infine è rientrato in Vaticano nel tardo pomeriggio.