Intervista a Roberta Gisotti, in libreria con Tv buona dottoressa?
"In una società d'informazione globale e con l'aumento del benessere della popolazione è cresciuta anche in campo medico-salutare la necessità del pu
La chiamano "sindrome da Elisir": il lunedì non è raro, negli studi medici, imbattersi in quegli allarmati pazienti che avvertono proprio i sintomi delle patologie trattate nella nota trasmissione televisiva della domenica sera. E' forse una delle controindicazioni legate all'informazione medica televisiva. Che rappresenta nondimeno uno tra i più interessanti strumenti di educazione sociale finalizzata alla prevenzione, alla diagnostica della malattia cosìcome alla cura e alla riabilitazione del paziente.Un tema, quello della medicina, cui i media hanno dedicato spazi sempre più ampi.
Il volume "Tv buona dottoressa?", nato da una approfondita ricerca condotta dalle giornaliste Roberta Gisotti e Mariavittoria Savini, ripercorre la storia dei programmi che il mezzo televisivo italiano ha dedicato alla medicina. A partire dal1954 quando, a sole tre settimane dall'inizio delle trasmissioni Rai, andava in onda la prima puntata del programma "Conversazioni scientifiche". E da allora si sono moltiplicati gli spazi dedicati all'argomento, estendendo la propria attenzione anche alla segnalazione di stili di vita e di consumo salutari. In una società che vive di divulgazione rapida questo tipo di informazione è stato perfino affidato allo slogan, come nelle comunicazioni delle Pubblicità Progresso.
Parallelamente all'informazione giornalistica di carattere scientifico, la tv propone, anche qui fin dagli esordi ("Il dottor Antonio",1954), un'abbondanza di fiction ambientate tra corsie d'ospedale e Pronto soccorsi. Un genere che affascina gran parte del pubblico anche quando, come nella nota e replicatissima serie "Un medico in famiglia" le storie personali e sentimentali prevalgono sempre più sul contesto medico.
Tra le pagine del volume dedicate alla medicina sul set apprendiamo come i prodotti popolati dai camici bianchi (siano di genere comico, thriller, drammatico o poliziesco) possano contare su un sicuro successo a costi di produzione assai contenuti. E come parecchie distrazioni e inesattezze rendano i serial di genere medico poco attendibilie perfino volgarizzatori di nozioni e procedure errate.
Nella seconda parte del libro si leggono con interesse alcune riflessioni critiche delle autrici nonchè considerazioni di alcuni conduttori e responsabili di programmi televisivi, rappresentanti del mondo scientifico e giornalisti (da Piero Angela e Luciano Onder a Rita Levi Montalcini, Silvio Garattini e Margherita De Bac). Il volume (Roberta Gisotti, Mariavittoria Savini "Tv buona dottoressa ?" Zone 14, Collana di studi e ricerche sui media; Rai Eri 2010; pp. 292; euro 18,00) si rivolge ad un pubblico vario giacchè il contenuto offre materia di studio ai rappresentanti del settore medico, sociologico e del mondo giornalistico oltre che soddisfare quella parte di cittadini sempre più ampia interessata all'informazione medico-scientifica.
Via Po ha intervistato l'autrice.
D. Dalla vicenda Di Bella ai casi di malasanità, anche la cronaca che si occupa di salute sembra sempre più "border line" tra servizio di pubblica utilità e sensazionalismo. Come si dovrebbe fare una buona informazione televisiva per aiutarci a rimanere o riacquistare una buona salute?
R. Se la Televisione a tutt'oggi resta il principale mezzo di comunicazione di massa, insidiata da ogni genere di contenuti - informativi e disinformativi, educativi e diseducativi - veicolati attraverso Internet, bisogna davvero chiedersi come rafforzare il ruolo della Tv a sostegno della salute delle persone, adulti e bambini, giovani e anziani, certo a partire dal Servizio pubblico ma non solo, tenuto conto delle moltiplicate reti televisive digitali private, in cerca di nuovi contenuti, che potrebbero essere dedicate interamente o in parte ai temi della medicina, della salute, del benessere psicofisico. Non ci sono regole fisse per fare una buona informazione, anche in campo medico, ma ci sono dei principi, dei valori da rispettare che sono quelli della deontologia professionale se parliamo di giornalismo medico e quelli della competenza, a tutti i livelli di responsabilità dei profili lavorativi, che insieme concorrono a creare il prodotto televisivo. In altre parole ricercare il sensazionalismo è deplorevole in ogni settore informativo ma è assolutamente inaccettabile nell'informazione medica, così come ricercare massimi ascolti attraverso espedienti di ogni sorta per catturare l'attenzione degli spettatori è certo deprecabile in ogni tipo di trasmissione ma è assolutamente irresponsabile nei programmi che vanno ad influenzare stili di vita e tendenze al consumo con un riflesso diretto sulla salute dei cittadini.
D. E, in questo senso quali dovrebbero essere i requisiti fondamentali di chi fa divulgazione medica in televisione?
R. Come suggerisce Umberto Veronesi nella prefazione del libro, il giornalista che tratta di medicina deve avere una base di conoscenze scientifiche, e così pure il medico chiamato a divulgare la sua materia deve avere le nozioni di base della comunicazione. Ci si chiede però: 'meglio giornalisti esperti di medicina o medici esperti di comunicazione?' A tale quesito rispondono nel libro giornalisti e medici e tutti concordano sulla grande responsabilità che ricade su chi entra nelle case della gente, attraverso la Tv, per dare informazioni su malattie e cure ma anche offrire consigli su stili di vita, abitudini alimentari, esercizi fisici salutari.
Non dimentichiamo il potere che ha la Tv sulla mente delle persone, quindi massima allerta sulle 'patologie' dell'informazione medica, che sono tante ed insidiose e richiedono severi controlli di prevenzione, per non divulgare senza i dovuti riscontri, per non esaltare ignorando i fallimenti, per non distorcere con linguaggi ed immagini fuorvianti, per non manipolare volutamente inseguendo interessi economici o di altro tipo. Il cittadino comune osserva ancora Veronesi è oggi bersagliato prevalentemente da notizie riguardanti i progressi terapeutici e diagnostici, che rischiano di dare la sensazione ingannevole di poter guarire da tutte le malattie. O anche si paventano calamità incombenti. Basti ricordare i casi esemplari della sars e dell'influenza A, o anche i servizi stagionali sulle ondate di caldo o di freddo che uccidono. E' la logica della notizia emozionante, che cerca di alzare lo share dell'auditel! Questi allarmi sociali hanno ripercussioni gravi sul pubblico a casa, inoltre influenzano le politiche sanitarie su emergenze indotte e costano tanti soldi alle casse dello Stato.
D. Come è cambiato in questi anni il pubblico televisivo interessato alla materia?
R. In una società d'informazione globale e con l'aumentato benessere della popolazione è cresciuta anche in campo medico-salutare la necessità del pubblico di una comunicazione capillare e dettagliata. Sono quindi aumentate le pubblicazioni e le trasmissioni radiotelevisive dedicate a questi temi e sono nati centinaia di siti Internet divulgativi, ancora mai censiti nella totalità, di cui trattiamo in appendice del libro. Quasi il 40 per cento degli italiani dichiara di aver spesso o talvolta tradotto le informazioni ricevute in comportamenti concreti. Maggiormente attenti sono le persone di età intermedia, mentre gli anziani sono più restii a fidarsi di informazioni e suggerimenti che non arrivino dagli esperti di loro fiducia, forse a causa della loro fragilità e probabilmente anche per ragioni culturali; sono infatti le persone con titoli di studio più alti a trarre un beneficio diretto dalle indicazioni recepite per prevenire malattie o migliorare il proprio benessere ed alzare la qualità della vita. Basti pensare alle innumerevoli campagne promozionali che invitano attraverso gli schermi tv a tautelare la propria salute. Qui va detto che è molto più facile ottenere risposte positive quando si tratta di problemi di salute che dipendono da fattori esterni, come virus influenzali, campi elettromagnetici, inquinamento atmosferico, ecc. e più difficile invece far cambiare stili di vita che interessano scelte e abitudini individuali, come il fumo o il bere. Ma certo la Tv ed i suoi protagonisti possono far 'miracolì per la salute del pubblico, con contenuti mirati veicolati in tutti i generi televisivi dal programma specialistico, all'intrattenimento, alla serie medical, alla pubblicità, alla campagne progresso, alle raccolte fondi.
D. Quali sono i temi che riscuotono maggiore attenzione?
R. Un buon 60 per cento di italiani si dice soddisfatto degli argomenti di salute trattati nei media in generale, incentrati sul benessere; ma oltre il 50 per cento si dice anche scontento dell'informazione propriamente medica, specie malattie rare, indicazioni pratiche, costi delle cure, terapie alternative. Questo pubblico chiede contenuti di maggior spessore e lamenta l'eccessivo spazio dato ad esempio alla chirurgia estetica, nei programmi d'intrattenimento, perfino oggetto di reality.
D. Un altro capitolo della sanità riguarda l'enorme deficit di molte regioni, che costringono a varare faticosi piani di riordino. Poi si scopre che una siringa a cono alla sanità pubblica siciliana costa cinque centesimi, contro i tre della Toscana; la garza non sterile 4,65 euro al chilo in Sicilia contro i 3,29 euro dell'Emilia Romagna, l'attrezzatura Tac 1.554 euro in Campania, 1.027 in Emilia Romagna. Il tema degli sprechi sanitari viene analizzato in modo adeguato dalla televisione?
R. Non direi proprio, altrimenti la situazione non sarebbe degenerata in tal modo. L'informazione Tv è un potenziale formidabile strumento di denuncia per correggere distorsioni e corruzioni nel pianeta sanitario. Ma l'uso che se ne fa è estremamente prudente! Fatte salve le inchieste episodiche di pochi programmi di approfondimento giornalistico, riservate per lo più alla Terza Rete.
D.Come viene trattata la "questione sanitaria" negli altri Paesi?
R. Non ci risultano pubblicazioni all'estero che trattino in modo organico il tema medicina-salute nella Tv, coniugato nei vari generi televisivi. Per questo speriamo che il libro possa supportare altre ricerche in materia per allargare il campo d'indagine, sollevando quesiti etici e professionali e risposte tra gli addetti ai lavori in un'ottica di servizio ai cittadini. Già da ora, comunque, diciamo 'no' agli scoop medici in Tv, alle notizie sanitarie gridate nei titoli dei Tg, ad un'informazione ansiogena o soporifera sulla salute, all'intrattenimento superficiale che rimanda a ricette di benessere, alla banalità di luoghi, persone, situazioni, linguaggi riferiti all'ambiente medico nelle fiction, ai reality irresponsabili che toccano la sfera psico-fisica delle persone.