“Dai poveri lavoratori rurali nelle conflittuali zone di produzione ai benestanti utenti finali metropolitani, il traffico illecito di droghe – ha osservato mons. Urbanczyk – non rispetta confini nazionali o ceti socieconomici”. “Risposte efficaci richiedono”, quindi, “sforzi da tutte le parti” per affrontare “anche le cause sociali di queste attività”. I proventi del traffico di droga potenziano infatti la criminalità organizzata, che si afferma diffondendo “paura e violenza”. “Con preoccupazione”, ha sottolineato il presule, la Santa Sede prende atto del “legame tra commercio illegale di droga ed altre attività inumane come traffico di persone, proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro, crimine organizzato e terrorismo”. Ciò dimostra che l’abuso di sostanze stupefacenti è un dramma che ha impatti devastanti sulle comunità ben oltre l’utente finale. Le dinamiche di offerta e di domanda di droga – ha aggiunto mons. Urbanczyk – sono un potente impedimento agli individui, alle comunità e alle nazioni di realizzare il loro sviluppo economico, politico e sociale.
E se il commercio di droga è condizionato dalla domanda, che arriva in gran parte dal mondo sviluppato, occorre sì concentrarsi sulle zone di produzione ma anche affrontare le cause alla base del consumo e trovare gli strumenti per riabilitare i tossicodipendenti, perché possano tornare a contribuire pienamente al bene comune.
Per questo la Santa Sede – presente in tutto il mondo con circa 12 mila ospedali e istituzioni cattoliche di cura e di medicina preventiva – fa appello perché le cure sanitarie siano centrali nelle politiche antidroga “non solo per prevenire l’abuso, ma anche per alleviare le sofferenze dei tossicodipendenti”, devastati nella vita fisica, psichica, sociale, spirituale e delle loro famiglie e comunità. “Nessun toccato da questo dramma – ha ammonito il presule – soffre come individuo isolato la devastazione e la diminuzione della dignità umana che ne deriva”. “Un problema multiforme richiede, perciò, soluzioni multiformi”, ha concluso il rappresentante vaticano, raccomandando infine “un approccio centrato sulle persone, che riconosca la dignità innata e il valore di ogni vita umana”.