D. - Dott.ssa Forresi, allo stato attuale delle cose la sicurezza sulla Rete è una mera illusione?
R. – In realtà, quello che vogliamo promuovere, con questa Giornata del "Safer Internet Day", è l’attenzione al valore che la Rete ha nella vita dei ragazzi oggi. Secondo una ricerca che abbiamo pubblicato proprio con il Ministero dell’istruzione, realizzata da Skuola.net e dall’Università di Firenze, un ragazzo su sei passa oltre 5 ore su Internet, più del tempo trascorso a scuola, ed è sempre più precocemente connesso; addirittura la percentuale di ragazzine al di sotto dei 13 anni cui viene regalato il primo smartphone è triplicata in poco meno di un decennio. E’ evidente, quindi, che i ragazzi sono sempre più on line, passano sempre più tempo in Internet e sempre più precocemente, con una serie di potenzialità creative, ma anche con una serie di rischi, che vanno dal cyber bullismo al sexting, una serie di problematiche che i ragazzi possono incontrare in Rete e per le quali hanno bisogno di poter essere aiutati, di poter avere le conoscenze e la consapevolezza per potersi difendere.
D. – Chi deve dare, e può dare, tutele ai ragazzi quando sono connessi su Internet?
R. – Il motto della Giornata del Safer Internet Day 2015 è: “Creiamo un Internet sicuro tutti insieme”. Questo è il messaggio che lancia la Comunità Europea e che noi raccogliamo qui da Milano, ma che viene diffuso in questo momento dall’Australia alla California. Il Safer Internet Day, infatti, è iniziato stamattina in Australia e finirà questa sera in California. L’obiettivo è riunire le istituzioni, come il Ministero dell’istruzione - oggi qui presente - le associazioni come Save the Children e Telefono Azzurro, la Polizia Postale, quindi tutti coloro che possono essere attivi su questo terreno, coinvolgendo in primo luogo le famiglie e la scuola, che vivono quotidianamente con i ragazzi e che hanno un ruolo importantissimo. Dalla nostra ricerca emerge chiaramente che dove manca il confronto e la guida degli adulti di riferimento aumenta la percentuale dei ragazzi che hanno esperienze indesiderate online. Questo vuol dire che abbiamo sempre più da fare per poter raggiungere i ragazzi proprio attraverso le famiglie, attraverso la scuola.
D. – Puntare, quindi, a far conoscere i rischi e sollecitare l’autodifesa…
R. – Dobbiamo sollecitare i ragazzi, i bambini e gli adolescenti ad avere sempre maggiore consapevolezza di questi rischi, ma anche i genitori ad accompagnare i ragazzi in questa scoperta di Internet, che avviene sempre più precocemente.
D. – Ma mancano anche delle norme, la politica da anni è in ritardo in questo ambito…
R. – Le norme sono importanti e, come sempre diciamo noi di Telefono Azzurro, ci sono delle iniziative in tal senso che andrebbero portate avanti, e in questo momento ci sono diverse proposte di nuove leggi. Credo che, però, sia anche molto importante ricordare che la sfida è soprattutto educativa e soprattutto di autoregolamentazione, anche da parte di grosse aziende internazionali, ché si siedano ad un tavolo con istituzioni e associazioni e riflettano sul tema dell’interesse dei bambini, oltre che ovviamente sull’interesse dell’azienda.