“Oggi è stato compiuto un passo avanti”, ha detto Kerry che insieme a Lavrov ha chiesto alle parti in conflitto l’immediata cessazione delle ostilità, su tutto il territorio, pena sanzioni, anche l’espulsione da un processo negoziale per chi violerà la tregua, che sarà monitorata ogni settimana dalle Nazioni Unite. Misure speciali anche per soccorrere la popolazione stremate dal conflitto. Bisogna ampliare le persone e i luoghi per gli aiuti, ha invocato l’inviato speciale dell’Onu De Mistura, specie per le 18 città sotto assedio, dove si ipotizza un ponte aereo. E, dal primo giugno chi ostacolerà gli aiuti umanitari, causerà lo stop del Programma alimentare mondiale. L’obiettivo, ha chiarito il ministro degli Esteri italiano Gentiloni, è di riprendere in mano la situazione sul terreno per ridare slancio ai negoziati di pace ed aprire la strada ad un governo di transizione. Ma il nodo resta la presenza di Assad, con lui la Siria “non ha futuro”, ha detto il ministro tedesco Steinmeier. Mentre Lavrov si è schermato dichiarando: “sosteniamo la lotta al terrorismo non il presidente Assad”. Assad accusato da Kerry di avere “violato le risoluzioni Onu”. Si allontana perfino la scadenza del primo agosto per far ripartire i negoziati di pace. Sul terreno anche oggi violenze e morti, almeno 52 negli scontri tra gruppi ribelli ad est di Damasco.