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Medicina in TV? Attenti al sensazionalismo

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Articolo in: Radio e Tv  

Da "Rai Televideo" di Rita Piccolini 29/09/2010

Medicina in TV? Attenti al sensazionalismo
Come informare correttamente sui problemi della salute
 

Pier Paolo Pasolini diceva che la televisione rende credibile anche quello che credibile non è. Pensiamo quindi a quanto sia delicato trattare il tema della salute in televisione. Serve l'autorevolezza di chi conosce bene il problema, dai medici ai giornalisti e ai conduttori, che affrontino il tema nelle trasmissioni specialistiche o nei talk show con rigore e semplicità, e raccontino e spieghino senza enfatizzare e senza creare facili allarmismi, o peggio, pensando all'audience.

A riflettere su questo importante aspetto dell'informazione ci aiuta il libro: "Tv buona Dottoressa? La medicina nella televisione italiana dal 1954 ad oggi" (Rai-Eri), scritto da Roberta Gisotti e Mariavittoria Savini.

Tutti purtroppo abbiamo avuto esperienza di malattie anche serie, personalmente, o in famiglia, tra gli amici o i colleghi di lavoro. A volte i luoghi comuni ci atterriscono, termini impropri vengono usati spesso in buona fede anche dai media.

Si stringe il cuore a sentire parlare di "malattie incurabili" che non sono necessariamente tali o non lo sono comunque per tutti, o diffondere notizie allarmanti su virus che sono semplicemente influenzali e non costituiscono un rischio serio quasi per nessuno. Che fare allora?

E' opportuno informare attraverso la televisione a cui comunque il pubblico riconosce una indiscussa autorevolezza (lo ho sentito in televisione? Quante volte si sente dire questo a riprova della certezza di una notizia),? Sì, certo, ma con serietà e soprattutto senza spettacolarizzare.

Viene in mente il volto bonario e lo stile asciutto di Luciano Onder, un giornalista del Tg2, creatore della rubrica " Medicina 33" e pioniere dell'informazione medico-scientifica in Rai. Nella seconda parte del libro, (nella prima vengono raccontate tutte le trasmissioni televisive che hanno affrontato il tema salute nelle trasmissioni e persino gli sceneggiati o in telefilm con un medico- eroe protagonista: dalla "Cittadella", al "dottor Kildare" e "Un medico in famiglia", da Check up a "Elisir"), molti addetti ai lavori raccontano la loro esperienza. Ricordiamo Rita Levi Montalcini, Silvio Garattini, Livia Azzariti, Piero Angela, Michele Mirabella. L'elenco è lungo e i nomi tutti autorevoli. Tra questi anche Onder, che spiega come evitare che la tv crei malati immaginari o illuda i malati veri. Perchè il problema è duplice. Da una parte viviamo tempi ansiogeni e stressanti e l'ipocondria è in agguato. Dall'altra il rischio di creare speranze illusorie in persone disperate per la loro malattia o quella di una persona cara è altissimo. Chiunque abbia esperienza di vita redazionale conosce la voce tremante di chi chiama per avere più dettagli su una notizia appena pubblicata che parla di nuove scoperte scientifiche in grado di curare una malattia piuttosto che un'altra. La delusione è inevitabile. Il giornalista spiega di aver ripreso la notizia da una pubblicazione scientifica o semplicemente da un'agenzia, e che non c'è altro da aggiungere. Per questo è meglio evitare superficialità e ingannare in buona fede chi ha un problema serio.

Ciò nonostante è necessario informare. Onder: "La tv diventa una buona dottoressa quando fa bene il suo lavoro". Il ministro della Salute Fazio, alla presentazione del libro:"La Tv pubblica forma i cittadini su uno degli aspetti principali, la salute appunto. Dobbiamo distinguere due aspetti: cronaca e divulgazione medico-scientifica. La prima ha un contenuto emozionale ed è quello il vero pericolo. Un errore è stato fatto quando è stata trattata la pandemia influenzale lo scorso anno...Chi divulga deve essere certo di cambiare in meglio il decorso della malattia, perchè tutto ciò che non cambia il decorso è potenzialmente negativo".

Amedeo Bianco, presidente della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici dichiara: "Dobbiamo creare intorno alla figura del giornalista e del dottore due profili di competenza che li aiuti a fare meglio il loro lavoro" e Antonio Marano, direttore generale della Rai aggiunge: "Noi abbiamo un compito che è prevenire ed educare". E un altro importante stimolo al dibattito seguito alla presentazione del libro lo lancia Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana: "E' crescente la quantità di persone che vanno in Rete a cercare risposte anche importanti. Il cittadino deve sapere però che anche in internet il servizio pubblico può rappresentare un punto di riferimento".

Quella di un'informazione corretta e rigorosa, è proprio l'obiettivo che si pongono le due autrici del libro spiegando che "se il sensazionalismo è deprecabile in ogni settore dell'informazione, è inaccettabile per l'informazione medica".

In questo senso parole illuminanti le troviamo proprio nella prefazione libro scritta dal professor Umberto Veronesi, presidente dell'Istituto europeo di oncologia. Scrive il professore: "L'informazione scientifica è troppo importante e necessaria; è meglio per il medico correre il rischio di un paziente troppo informato, autonomo e intraprendente, piuttosto che trovarsi di fronte a una persona che non ha consapevolezza...Meglio un eccesso di comunicazione che il silenzio. Non dimentichiamo poi l'importanza dell'informazione nella prevenzione".

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