ROMA - Si chiama "Iqs" e significa Indice di Qualità e Soddisfazione. E' il sistema adottato dal luglio 1997 alla Rai per registrare la qualità dei programmi percepita dagli spettatori, i loro giudizi, il grado di soddisfazione ed anche le attese. Il sistema Iqs contava inizialmente su un campione di 1.000 famiglie, portate dopo un anno a tremila, dal settembre 2003 allargato a ben ventimila persone, un numero superiore al campione Auditel formato da circa quattordicimila italiani.
l'indagine sui dati raccolti con l'Iqs, curata dall'Istituto di ricerche Doxa, riguarda l'intera programmazione Rai, nella fascia oraria tra le 7 e le 24. Quotidianamente vengono estratti 1500 nominativi e realizzate 800 interviste su programmi che i telespettatori dichiarano di aver visto il giorno prima. In totale circa 200 mila interviste l'anno, pari a 250 giorni di rilevamento. Sono esclusi i mesi feriali tra il 15 giugno e il 15 settembre oltre che i periodi natalizi e pasquali per l'impossibilità oggettiva di reperire i soggetti campione nelle loro case.
L'indagine viene eseguita con tecnica di rilevazione telefonica Cati (Computer assisted telephone interview). Peccato che da ben 7 anni il sistema Iqs sia occultato, ovvero secretato non solo per il pubblico, ma anche per tutto il personale interno ed esterno della Rai che per massima parte ne ignora perfino l'esistenza. E a nulla sono valse le promesse dello stesso ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, che lo scorso anno aveva annunciato entro il mese di ottobre 2003 la pubblicazione giornaliera sul Televideo Rai dei dati Iqs, accanto ai dati dell'Auditel.
Le buone intenzioni di Gasparri erano supportate dal nuovo Contratto di Servizio 2003-5 tra la Rai e lo Stato che all'articolo 2 ("Qualità dell'offerta"), impegnava la tv pubblica ad avviare "un sistema di verifica interna" per accertare "il grado di raggiungimento della qualità dell'offerta televisiva", impegnandosi "altresì ad effettuare controlli e verifiche su un campione rappresentativo dell'utenza per analizzare la percezione del telespettatore rispetto alla qualità della programmazione" e "attraverso un apposito centro di ascolto provvede a recepire le opinioni del pubblico."
Lo stesso contratto prevede una Commissione mista - formata da quattro membri, due del Consiglio nazionale degli utenti, due della Rai ed un rappresentate del Ministero delle Comunicazioni - che vigila sulla qualità dell'offerta, e che l'11 novembre scorso ha presentato il primo rapporto basato proprio sui dati Iqs. Una data memorabile per una rivoluzione sedata sul nascere.
Il rilevamento "Qualitel" si è infatti rivelato - come prevedibile - del tutto dissimile dall'Auditel. E nonostante l'impegno espresso dalla Rai in quella sede di dare diffusione trimestrale ed annuale dei dati Iqs, non si è più parlato di questo rilevamento tornato nell'oblio aziendale.
Ma cosa documentavano gli unici dati Iqs mai resi pubblici: che i programmi d' intrattenimento, i film e le rubriche sportive sono le meno apprezzate rispetto alle attese, e che ai primi posti sono invece i programmi per bambini, quelli culturali, sociali e di pubblica utilità. E per quanto riguarda le Reti la più gradita, come programmazione, è risultata RaiTre.
È facile valutare la portata dei dati Iqs, che ribaltano l'audience certificata dall'Auditel come verità assoluta sugli ascolti televisivi degli italiani, e che altro non sono invece che una convenzione tra la Rai, Mediaset e l'Upa, per spartire la torta degli investimenti pubblicitari.
Non vi è alcun riscontro oggettivo né controllo pubblico sulla distribuzione degli enormi flussi di denaro che confluiscono nella televisione attraverso l'Auditel, unico sistema di rilevamento accettato da Rai, Mediaset ed Upa per contrattare i finanziamenti pubblicitari.