Una missione umanitaria, con risvolti politici e religiosi, questa in Ucraina, che il segretario di Stato vaticano ha voluto affidare alla Spirito Santo, durante la celebrazione della Pentecoste con i fratelli della Chiesa greco cattolica. Invochiamo dallo Spirito Santo “grande operatore di pace” – ha detto il porporato – “che ponga fine ad ogni odio e rancore”, tra “quanti abitano questa terra” “amata da Dio”.
Paese, l’Ucraina “ricco di espressioni culturali”, riflesso di varie identità etniche, nazionalità e tradizioni religiose, ha sottolineato il cardinale Parolin, parlando ai seminaristi di rito latino. Una Chiesa “minoritaria” – ha ricordato – ma “ben radicata” “in tutte le regioni” “di cui si sente parte”, “aperta a tutti”, “in un contesto di pluralità e libertà religiosa”, che “lungi dal favorire il proselitismo”, arricchisce la “proposta ecclesiale”. “Una presenza storica e una realtà in evoluzione” di “meticciato culturale”, che richiede a seminaristi e formatori uno studio rigoroso del passato: “dalle radici ben comprese” fino “a una conoscenza chiara, documentata e approfondita del contesto culturale dell’Ucraina di oggi.” Proprio di questo – ha osservato il card Parolin – il vostro Paese “ha bisogno” per aprirsi “a orizzonti sempre più vasti”. “Un nazionalismo esasperato, che interpreta se stesso come unica autentica rappresentazione dell’identità nazionale, è in realtà – ha spiegato il porporato – frutto di un complesso di inferiorità che non sa accettare la pluriformità” quale “straordinario strumento di crescita”.
Da qui l’invito pressante dal card. Parolin ai seminaristi, di non cedere “mai alla tentazione” di chiudersi “in un ghetto”, venendo meno “alla chiamata di integrare l’Ucraina sono solo spiritualmente ma anche culturalmente, in quel reciproco scambio che oggi è segno della maturità dei popoli”.
Infine, alcune raccomandazioni pastorali: “Dovete cercare la gente, frequentarla, ascoltarla pazientemente e sapientemente consigliarla. Uscite dalle vostra casa e andate voi stessi incontro a quanti cercano il volto di Dio e forse non sono ancora riusciti a trovarlo nella Chiesa”. Fuggite “una vita comoda e ben retribuita”, “richiusa in un egoismo senza gioia e speranza”. Ed ancora sul celibato: che sia fecondo e non diventi “un peso per voi”, “e per gli altri”, che subiranno “le conseguenze delle vostre frustrazioni”. Da qui il monito: “educate la vostra affettività, senza paura delle prove e della debolezza, ma con grande trasparenza e verità, senza doppie vite o ripiegamenti di comodo".